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IL VESPERBILD (versione completa)

  • Pio Iannone
  • 17 set 2018
  • Tempo di lettura: 7 min

Dalla cultura tedesca della seconda metà del 1300 al simulacro di Maria Santissima della Pietà ossia della Pace venerata in Giugliano dalla seconda metà del 1400.

La scultura devozionale del Tardo Medioevo Vesperbild: l'immagine del vespro

Nel corso del Trecento si diffuse nell'Europa centrale di lingua tedesca un nuovo soggetto iconografico noto con il nome di Vesperbild. La parola significa letteralmente immagine del tramonto, o del vespro, e sta ad indicare una serie di piccole sculture in legno dipinto, in gesso o in terracotta, che rappresentano la Madonna seduta che sostiene, sulle proprie gambe, il corpo esanime e irrigidito di Gesù, morto la sera del venerdì santo. Questa rappresentazione non deriva da alcun racconto presente nei Vangeli e neppure nei testi apocrifi che narrano le vicende della vita di Cristo. Una creazione, quindi, o più semplicemente una interpretazione popolare di ciò che potrebbe essere accaduto subito dopo la deposizione di Gesù dalla croce: i testi sacri, infatti, narrano che al momento della crocifissione e della sepoltura la Madonna era accanto al proprio Figlio. Questo tipo di scultura ebbe una notevole fortuna anche in alcune regioni italiane a partire dalla fine del 1300: dapprima in Friuli, poi nelle Marche e nell’ Umbria, fino a culminare a Roma, in pieno Rinascimento. Arrivò ad ispirare alcuni famosi capolavori dell'arte italiana: dai Vesperbild nasce il tema iconografico, noto col nome di Pietà di Michelangelo Buonarroti. Nella cittadina di Pergola, nelle Marche, è conservato un Vesperbild di notevole bellezza. Realizzato in gesso interamente dipinto, risale circa all'inizio del '400 e riflette fedelmente i modelli di produzione germanica: la Vergine Maria, vestita di un manto blu scuro decorato in oro, è seduta con il capo chino e con lo sguardo fisso e triste verso il corpo di Gesù, adagiato sulle sue ginocchia ormai irrigidito dalla morte. Queste sculture vennero, all'epoca, prodotte in modo quasi industriale, sono poche quelle giunte fino a noi e che, come quella di Pergola, abbiano un valore rilevante dal punto di vista artistico. Tuttavia questa produzione fu molto popolare ed arrivò ad ispirare alcuni dei grandi maestri dell'arte italiana.

Vediamo il rapporto tra la rappresentazione del “vesperbild” e il simulacro della nostra Madonna della Pace

Leggenda dell’arrivo secondo la tradizione tratta da Agostino Basile - Memorie historiche … pag 295 e ss.

“nella Chiesa dell' A. G. P. come dissi v'è la Cappella di S. Maria della Pietà detta comunemente la Madonna della Pace….. a sinistra vi è la cappella del Crocifisso, con altare di legno indorato, che fu un tempo l'altare maggiore dell'Annunciata, l’altare maggiore è anche di fini marmi…… ed una gran tavola del celebre S. Fede, che rappresenta l’Assunzione della B.V., ed è propriamente il titolo della cappella. In mezzo all' altare in sito alquanto elevato vi è la nicchia anche di marmo con una lastra di cristallo avanti, dove sta riposto il miracolosissimo simulacro di S. Maria della Pietà col Figlio morto in seno, quale è d' una materia incognita, si conosce però essere una mistura antica. Quel, che per tradizione sappiamo si è esser stato questo simulacro uno di quelli, che nella perdita di Costantinopoli sotto Maometto II nel 1453 furono buttati in mare, e per divina disposizione cacciato nel nostro lido di Cuma, fu ritrovato da alcuni marinari, li quali lo portarono in Giugliano, dove giunti si sentirono oppressi da un insolito peso, che li costrinse riporlo nella prima Chiesa, che il fece loro avanti. Subito cominciò a dispensar grazie a prò de' Giuglianesi, e specialmente col donare la pioggia, o rasserenare le nubi, giusta le umane occorrenze, che perciò gli edificarono una ben pulita Cappella, o piuttosto voglio credere, che ampliarono quella che vi era sotto il titolo dell' Assunta erigendovi ancora una Confraternita”.

Lo storico Padre Antonio Galluccio nella sua opera “La Madonna della Pace venerata in Giugliano” edita nell’anno 1974 riporta la opinione del soprintendente dell’epoca prof. Dott. Raffaello Causa, « è una statua di tarda cultura gotica, d’origine settentrionale, tra Francia e Germania. Lo stato di conservazione non permette di stabilire con certezza se si tratti di opera tardo trecentesca o di scultura riferibile all’ambito culturale di Pietro Alemanno……»

I fratelli Pietro e Giovanni Alemanno nel 1478 realizzarono il primo presepe in legno a grandezza quasi naturale. Commissionato da Jacovello Pepe, “aromatario” di Ferdinando, per la sua cappella nella Chiesa di San Giovanni a Carbonara, era composto da 42 figure. E’ noto, in particolare, che gli Alemanno furono incaricati dell’intaglio delle figure mentre la loro dipintura e la doratura fu commissionata, nel 1484, al pittore Francesco Fedele. Purtroppo la fragilità dei materiali di cui erano costituiti ne ha impedito la conservazione e oggi ci restano soltanto 19 statue conservate presso il Museo di San Martino

Le prime notizie sulla festa della Madonna della Pace le fornisce lo studio del professore Francesco Senatore “La processione del 2 giugno nella Napoli aragonese e la cappella di S. Maria della Pace in Campovecchio” ove riporta che la presa di Napoli da parte di Alfonso d’Aragona era partita dal campo posto nella zona di campo vecchio, odierna Poggioreale, ove vi aveva edificato una cappella dedicata a Maria della Pace. Successivamente fu istituita una festa religiosa civile, in memoria della apparizione della Vergine al sovrano, durante la quale avrebbe consigliato il percorso per entrare nella città assediata: percorrendo il cammino dell’acquedotto sino dentro Napoli. Alla processione oltre alle massime autorità religiose partecipava una folta rappresentanza di balestrieri riuniti in una confraternita, fondata dal Magnanimo nel 1446, intitolata prima a san Giorgio e poi a S. Maria della Pace. All’interno della cappella vi era pala, poi perduta ,di Jacomart, dedicata a Maria della Pace, finita di dipingere, come ex-voto per S. Maria della Pace, rappresentante l'apparizione della Madonna al re Alfonso nella tenda di Campo Vecchio. Jacomart era stato chiamato a Napoli da Alfonso d'Aragona, nel 1440. La devozione di Alfonso alla Madonna della Pace si concretizzò anche nella realizzazione della camera mortuaria del complesso della Annunziata di Napoli. Il figlio Ferrante continuò la tradizionale processione conferendole caratteri più civili e diplomatici sino a farla diventare un sontuoso banchetto all’aperto che si svolgeva nella dimora del duca di Calabria, suo cugino, sorta accanto la chiesa di S. Maria della Pace che appare già esistente al 1442 per le documentazioni di finanziamento trovate. Ferrante fu il figlio naturale di Alfonso e governò dal 1458 sino alla morte avvenuta il 25 gennaio 1494, suo massimo consigliere fu Diomede Carafa, figlio di Antonio detto “malizia” e fratello di Francesco, che succederà al padre nel possesso di Casacella, fino al 1521.

Diomede, cresciuto alla corte d'Aragona, fu molto vicino a Ferdinando il cui attaccamento e stima, nei riguardi del Carafa, si manifestarono pienamente dopo l'ascesa al trono. Con Ferrante vi è il riconoscimento delle famiglie giuglianesi che avevano aiutato Alfonso il Magnanimo nel 1437. Il 7 novembre 1464 Joannello Maglione ottiene da Ferdinando ampio privilegio di franchigie, immunità, esenzioni, grazie e prerogative, e viene aggregato alla città di Aversa con la possibilità di esercitare in essa gli offici soliti dei nobili della città. Analogo privilegio fu concesso, il 20 agosto 1474, ai fratelli Jacobello, Marino e Salvatore Cante.

Allievo di Jacomart fu Angiolillo Arcuccio (Napoli, tra il 1440 ed il 1450 - Napoli, 1492) pittore e miniatore italiano. Autore di numerose pale d'altare, databili tra gli anni Cinquanta e gli Ottanta del Quattrocento. La prima testimonianza risale al 1464 e tra il 1467 e il 1472 risulta attivo a Castelnuovo come artista di corte. L'ultimo documento che lo menziona in vita è del 1492. La sua formazione avvenne in piena età alfonsina, quando la capitale recepiva il linguaggio di Jacomart. Aggiornatosi sulla cultura prospettica di Antonello da Messina, seppe rinnovarsi a contatto con le opere di Francesco Pagano. A quest’ultimo sono attribuite tavole con le storie di Maria presenti, anch’esse, nella Annunziata di Giugliano

E in questo periodo storico si registrano le prime notizie sulla esistenza a Giugliano di una congregazione dedicata alla Madonna della Pace.

È testimoniata agli inizi del 1500 per atti inerenti indulgenze emanati da papa Leone X ( 1513/1521). Da un atto del notaio Giovan Andrea Pagliuca di Aversa risulta il possesso di un terreno in località Campanino nell’anno 1529, da uno del notaio Testa, riportato nello studio del prof. Arnaldo Venditti sulla chiesa della Annunziata di Giugliano, si rileva che agli inizi del 1500 viene venduta una cantina della AGP per dare inizio a lavori di ristrutturazione dell’edificio. È ipotizzabile, con buon margine di certezza, che la antica fabbrica, forse di epoca angioina, della AGP viene recuperata e arricchita artisticamente da un gruppo di famiglie legata ai Carafa e alla corte aragonese che la destina a luogo di sepoltura affidandone la gestione alla istituenda congregazione

Conclusioni

  • La tradizione colloca la venuta del Simulacro dopo il 1453

  • Il Basile ritiene che vi fosse una preesistente cappella dedicata all’Assunta, che dopo l’arrivo di un vesperbild dedicato alla Pietà, è trasformata nella cappella della Madonna della Pace divenendo sede della relativa congregazione.

  • Altre chiese vengono dedicate in questo periodo alla Madonna della Pace in particolare quella di Roma a suggello della pace di Bagnolo, del 1482 , tra la coalizione papale e quella aragonese.

  • Quindi il tutto si colloca in pieno periodo di Ferrante I d’Aragona che beneficia le famiglie Giuglianesi che decenni prima hanno aiutato il padre Alfonso. È evidente che queste famiglie sono collegate a corte proprio per presenza di Diomede Carafa.

  • A loro viene affidata, con molta probabilità, la sacra fabbrica della AGP, in stato cadente, per realizzarvi o ampliare la funzione cimiteriale

  • Possiamo affermare, in base alle opere d’arte ed alla cronologia tramessa dalla tradizione,

  • Che il simulacro di Maria Santissima della Pace è espressione del Vesperbild è indica rapporti tra Giugliano e rappresentanti di espressioni artistiche del centro e nord Italia mediate dalla frequentazione della corte aragonese.

  • Che il culto di Maria Santissima della Pietà ovvero della Pace risale alla seconda metà del 1400, in pieno periodo aragonese.

  • Che la Congregazione di Maria della Pace nasce in epoca di fine 1400 e la sua principale funzione è di carità e sepoltura dei congregati e, successivamente, di gran parte della popolazione.

  • DOTT. PIO IANNONE


 
 
 

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