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Il vescovo Gentile,Santa Giuliana e la distruzione di Cuma

Ritorniamo sull’arrivo del suo culto a Giugliano. Secondo la tradizione l’anno è il 1207. In quella occasione Cuma è distrutta dai Napoletani, al comando di Goffredo di Montefuscolo, il suo capitolo religioso si rifugia a Giugliano mentre la popolazione si disperde per l’intero territorio atellano. Quella parte che resta a Giugliano si ferma nel luogo detto “Friano” , in quello che sarà il feudo di Deganzano. Il luogo dove sorgerà il convento dei frati Cappuccino, alla fine del 1500, utilizzando i resti di una chiesa parrocchiale dedicata alla santa.

La santa viene eletta patrona di Giugliano, o di quella parte che in seguito sarà denominato il feudo di Giugliano e Deganzano ovvero il feudo della Regina. Sarà anche elevata a protettrice di altri parti convicine, esempio Frattamaggiore, e i suo culto sarà molto esteso. In Napoli le monache basiliane, poi benedettine, ne serbarono il culto per secoli.

Deve però suscitare attenzione la data del 1207. La tradizione vuole che Cuma fosse covo di predoni e per tale situazione i napoletani la attaccarono e la distrussero. Fù cosi? Ci interessa saperlo perché parte integrante della nostra identità.

È l’epoca di Enrico VI, Re del Sacro Romano Impero, figlio del Barbarossa e padre di Federico II, avuto da Costanza di Altavilla. Morto nel 1197, dopo avere conquistato con grande fermezza e crudeltà gran parte d’Europa, aveva lasciato dalle nostre parti una situazione molto fluida con la città di Napoli che parteggiava per il papa e molti signori tedeschi che non ritenevano di lasciare campo ad una realtà che li avrebbe privato del loro potere. Tra questi spicca Diolpoldo von Schweinspeunt detto Liopoldo di Acerra. Sarà quello che batterà Goffredo dopo l’episodio di Cuma e lo farà prigioniero. Sarà uno dei protagonisti e alleato del vescovo di Aversa durante l’anno 1207.

Ma chi era questo vescovo di Aversa del quale i cronisti non riportano il nome?

La diocesi di Aversa è una recente istituzione, il suo primo vescovo tramandato è Azzolino, certificato nel 1053. Quindi nel 1207 conta circa 50 anni di vita. Il vescovo in carica, quello che è asserragliato nella rocca di Cuma, è Gentile. Alla sua gestione sarà affidato il clero Cumano che affiancherà quello Giuliano.

Andiamo a conoscerlo.

Del vescovo Gentile sappiamo che è nato verso il 1150 da una famiglia di nobiltà cavalleresca della città di Aversa, ove ebbe la sua formazione religiosa, nella scuola della cattedrale. Verso il 1192 era vescovo di Isernia e Venafro quando, nel corso della sua gestione vescovile, nel novembre 1192, Venafro fu conquistata dai cavalieri tedeschi al comando di Bertoldo di Kunig e saccheggiata. Gentile, che in tempo di fazioni tra sostenitori degli Svevi e quelli dell’Imperatore dovette essere tra i sostenitori dei primi e, quindi, di Tancredi di Lecce, re di Sicilia, sfuggì al saccheggio e si rifugiò ad Aversa, dove operò per ottenere la guida della diocesi, dato che, verso il 1192, il vescovo Lamberto era morto e la cattedra era rimasta vacante. Le prime testimonianze del suo episcopato aversano datano al febbraio 1198.

Nell'aprile 1195 l'imperatore Enrico VI, nel suo privilegio per i cittadini di Aversa, restituì alle chiese locali beni e diritti che Tancredi aveva loro tolto, ma nell'ampio documento non è nominato alcun vescovo. Probabilmente il suo incarico, di competenza papale, fu ritardato dal fatto che gli abitanti di Aversa parteggiavano per Enrico VI e da questo ne derivò che solo negli ultimi mesi del 1197 papa Celestino III insediò Gentile sulla cattedra vescovile aversana. Ad Aversa Gentile divenne un sostenitore del potere imperiale. L'imperatrice Costanza d'Altavilla, regina reggente di Sicilia, nel 1198 gli concesse le decime sul baiulato ad Aversa e inoltre i proventi della tintoria cittadina e proprietà fondiarie nei dintorni.

In quello stesso tempo il vescovo si avvicinò però a Dipoldo di Schweinspeunt conte di Acerra, il quale, benché colpito, al pari degli altri cavalieri tedeschi, dal decreto d'espulsione emanato poco tempo prima dalla regina, non aveva obbedito al provvedimento continuando ad esercitare un potere militare nella zona di Terra di lavoro. Fu Dipoldo, nel febbraio 1198, a donare a lui e alla Chiesa d'Aversa un'isola nel lago di Lucrino. Per contrasti con il papa, verso il 1199, si unì al conte di Acerra e gli offrì appoggio contro i sostenitori del reggente pontificio in Terra di Lavoro. Il suo operato fu oggetto di indagine da parte del legato pontificio nel maggio 1204. Il vescovo aveva avuto rapporti con cavalieri tedeschi, sui quali incombeva ancora il bando e, inoltre, nel 1203, aveva persuaso i cittadini di Aversa a sbarrare le porte della città e a negare ogni aiuto al conte Gualtieri di Brienne, giunto in Campania nel corso di una spedizione militare organizzata come alleato di Innocenzo III.

A Gentile furono rimproverati, dal legato, anche una cattiva amministrazione e sperpero di beni e il 6 luglio 1204 fu citato dal legato dinanzi alla Curia romana. Il processo non lo danneggiò più di tanto visto che negli anni 1202-1207 risiedette indisturbato ad Aversa ed effettuò con il suo capitolo numerose transazioni di beni. O dimostrò una sua coerenza e correttezza, in un epoca di repentini cambiamenti di fronte, oppure il papa Innocenzo III, dopo la morte di Gualtieri di Brienne, ferito in battaglia e prigioniero del conte Dipoldo (14 giugno 1205), preferì evitare misure troppo severe. Verso il 1206 Gentile intraprese una spedizione per sottomettere la già spopolata città di Cuma, con il probabile scopo di sgominare le bande di briganti che vi si annidavano e di accrescere insieme le proprietà della sua Chiesa. La collaborazione con il nobile Goffredo di Montefusculo fallì però a causa della reciproca diffidenza.

Nel febbraio 1207 i Napoletani compirono una spedizione punitiva e devastarono la città di Cuma.

Gentile, come sappiamo, scampò a malapena all'incendio della torre nella quale si era asserragliato con il suo seguito. Il vescovato di Cuma, soppresso in questa circostanza, passò con la sanzione pontificia all'arcivescovo di Napoli e il suo territorio episcopale fu diviso tra le diocesi di Aversa e Pozzuoli. In seguito, nel 1215, il legato Lupoldo, vescovo di Worms, mandato da Federico II in Puglia, concesse il castello distrutto di Cuma alla Chiesa di Aversa.

La contraddittoria politica di Gentile nel tentativo di conquista di Cuma, nonostante le attribuzioni attenute per la Curia vescovile di Aversa, furono occasione di nuove querele sostenute dal clero e dalla cittadinanza di Aversa dinanzi alla Curia romana. Non ebbero maggior successo del precedente procedimento. Nell'estate 1209 Gentile informò il papa di guarigioni miracolose verificatesi ad Aversa dopo il ritrovamento delle reliquie di Maria Salomè, avvenuto quello stesso anno, stando alla letteratura agiografica, a Veroli.

Queste interlocuzioni rivelano i rapporti tenuti tra il pontefice e Gentile. Dopo il 1210 non è più segnalato nelle fonti perciò non è noto se fosse ancora in vita quando, nel 1210-11, Aversa fu assediata per due volte dall'imperatore Ottone IV. Il suo successore Basuino è attestato solo a partire dal luglio 1215. Nel marzo 1217 Pietro de Rebursa, "comestabulus Averse", con l'approvazione della sua famiglia, istituì un anniversario in onore di Gentile presso la congregazione della cattedrale di S. Paolo ad Aversa e lo dotò con terreni della "villa" di Sant'Anastasia, nel contado della città.

Insomma un figura, quella di Gentile, vescovo di Aversa, persa nella nebbia di una storiografia che ha voluto negare visibilità ad un uomo che seppe sicuramente giostrarsi tra le concitate vicende che seguirono la morte di Enrico VI e la salita al trono di Federico II. Al di là di giudizi avventati e posteriori può ben dirsi che alcune istituzioni hanno superato i millenni grazie a uomini capaci di leggere i risvolti segreti della storia e fare gli interessi delle istituzioni che rappresentano. Nel caso di Gentile la giovane Diocesi di Aversa


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